Projects
“L’obiettivo di Piemonte Share è quello di creare opportunità reali (mostre, eventi, workshop, seminari, produzioni) per lo sviluppo della conoscenza e della creatività della cultura digitale, per la crescita della ricerca e dell’innovazione nel campo delle arti visive, interaction design, internet, meccatronica, informatica, graphic design, installazioni interattive.”
Per stimolare e creare la futura classe creativa è necessario lavorare con quegli artisti e quei designer che stanno in prima linea ogni giorno, che affrontano quotidianamente il campo di battaglia costituito da software, linguaggi e nuovi canali di comunicazione, in un processo innovativo che non si arresta mai.
Piemonte Share propone quindi una serie di progetti che vanno incontro ad una necessità reale in grado di generare economie, proponendo contenuti sempre più proficui per giovani creativi.
In questo senso focalizziamo le energie e le risorse su tre differenti progetti creati per il sostegno e lo sviluppo di queste urgenti tematiche: innovazione tecnologica, integrazione arte e impresa, ricerca sui nuovi linguaggi e didattica.
Il progetto SMIR, realizzato dall’associazione Marcovaldo in collaborazione con l’associazione The Sharing, nasce dall’idea di creare uno spazio dedicato all’arte multimediale che parta dalle reali esigenze territoriali di Mondovì. L’area d’interesse gravita attorno all’arte e all’interaction design che sviluppa la creatività in ambienti altamente tecnologici e interdisciplinari.
Share Crossing è diretto agli studenti delle scuole medie, dell’Università e dell’Accademia e fornisce la possibilità di fare esperienza pratica per sviluppare capacità creative e capire il funzionamento dei vari sistemi produttivi dei settori individuati: arte, musica, cinema, interaction design, robotica, new media, web design.
The Share Campus è una sezione di Piemonte Share dedicata alla produzione di opere di webcinema ispirate all’ibridazione di contenuti e generi cinematografici con le piattaforme di comunicazione digitali.
Artists who would normally find themselves on stage, in museums or in art galleries have found space for creation within the research labs of the companies involved and the University, space shared with engineers and computer scientists for the construction of a new and entirely unconventional approach to innovation.
Internet of Women Things | CJ_#1
Monica Taverniti
La prima idea di CJ_#1 prende ispirazione da una recente ricerca condotta al Wyss Institute dell’università di Harvard dove è stato creato un soft robot pneumatico, chiamato Octobot, capace di muoversi con un alto grado di autonomia.
La soft-robotica tenta un approccio diverso all’idea di macchina-che-si-muove, in cui la priorità non è la precisione geometrica del movimento nello spazio, ma il controllo della sua adattabilità al variare delle condizioni ambientali. Controllo dell’indeterminato.
Il fascino per noi deriva dall’indeterminatezza possibile, dalla volontà di progettare il grado di imprevedibilità di un oggetto che deve interagire con il corpo umano. Il corpo è sempre un “pezzo” unico. Nella sua stessa identità, materia viva, sensi e pensiero non è ripetibile. E non è universale l’esperienza di ciascuno con il mondo inanimato intorno. E’ un unicum
Per questo avevamo bisogno di qualcosa di completamente diverso.
CJ_#1 non avrà una funzione definita. Sarà strettamente personale, ovviamente interattivo, sensibile al corpo con il quale entrerà in contatto e per questo mutevole nel comportamento. Saprà accarezzare, massaggiare, stimolare, scaldare, curare e consolare. Come se fosse dotato di un’intelligenza artificiale: ciò a cui, in teoria, aspira.