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https://www.change.org/p/ripristiniamo-chatgpt-e-aggiorniamo-le-norme-sull-ia
Nei giorni scorsi il Garante italiano per la protezione dei dati personali ha notificato a Open AI una richiesta di sospensione immediata del trattamento dei dati degli utenti che ha portato al blocco di ChatGPT in Italia.
Questa azione ha creato un grave danno a tantissimi cittadini, professionisti e a molte imprese italiane a diversi livelli di sviluppo, dalle startup alle aziende più mature che si trovano, in ogni settore, sulla frontiera dell’innovazione tecnologica, con la capacità di offrire una nuova generazione di prodotti e servizi nella nuova economia basata sull’intelligenza artificiale.
ChatGPT rappresenta infatti, con ogni probabilità, l’avvio di un nuovo mondo, comparabile all’avvento di Internet. Con rischi e opportunità amplificati, di cui certamente essere consapevoli. Sapendo però che si potranno affrontare i rischi e cogliere le opportunità in tanti modi diversi – alcuni più efficaci di altri, alcuni più giusti di altri – ma sicuramente non impedendo ai cittadini e alle imprese italiane di farne parte.
Quello che è successo è che il Garante della Privacy ha ritenuto che ci potessimo permettere di tenere ChatGPT fuori dall’Italia, non considerando che così facendo stiamo semplicimente tenendo l’Italia fuori dal resto del mondo.
Non è ancora emerso con chiarezza perché il Garante italiano abbia optato per una decisione urgente quando sono anni che tante altre startup e grandi aziende tech globali utilizzano basi dati analoghe e con modalità non troppo dissimili; e, soprattutto, per quale ragione abbia deciso di farlo in autonomia, invece di operare nel quadro di una decisione comune con le altre Autorità europee.
Certamente il muro contro muro tra il Garante e OpenAI un merito lo ha avuto: quello di aver mostrato che il Re è nudo. La normativa GDPR, che è stata ritenuta all’avanguardia nel mondo ma che ha ormai dieci anni d’età (fu proposta dalla Commissione europea nel 2012), è inevitabilmente datata o quantomeno troppo ambigua rispetto agli ultimi sviluppi della tecnologia. C’è oggi assoluto bisogno di un quadro normativo aggiornato, che consenta di bilanciare correttamente la difesa della privacy reale, e non solo formale, con la promozione di tanti diritti parimenti rilevanti per il benessere e la prosperità dei cittadini italiani ed europei: perché senza la possibilità di competere nella nuova economia assisteremo alla chiusura o al trasferimento all’estero di imprese italiane. In tutti questi casi, ci sarà una perdita di competitività e quindi di lavori ad alto contenuto intellettuale, come pure una nuova ondata di cervelli in fuga. Se le cose non cambiano sarà sempre più difficile far valere la nostra ricerca e la nostra cultura nella nuova economia globale e avremo contribuito a trasformare l’Italia in un Paese depresso, fatto di lavori scarsamente qualificati in tutti i settori.
Noi crediamo fortemente nei diritti umani e nelle libertà individuali, e proprio per questo pensiamo che le norme a tutela della privacy non possano risultare in un danno collaterale su altri diritti individuali e collettivi, e che serva invece ricercare un nuovo equilibrio, alla luce di quello che veramente accade (e non accade) nel dietro le quinte dell’IA.
Per questo, facciamo un appello, affinché le autorità pubbliche nazionali ed europee intervengano per evitare che il blocco perduri e che, col passare del tempo, l’Italia e tutta l’Europa diventino luoghi ostili all’innovazione e al progresso economico e sociale.
Ci appelliamo:
Al Garante italiano per la protezione dei dati personali e ad Open AI, affinché portino avanti speditamente la discussione in corso e trovino il modo di ristabilire la funzionalità di ChatGPT in Italia in tempi brevissimi;
Al Comitato europeo per la protezione dei dati (European Data Protection Board), affinché analizzi, anche grazie all’ausilio dei tecnologi e filosofi più accreditati sul complesso funzionamento dell’IA, la reale portata di queste tecnologie, stabilendo a quali condizioni, tecnicamente implementabili stante la natura dell’IA, siano utilizzabili a normativa vigente;
Al Governo e al Parlamento italiani, perché promuovano ogni azione utile a sollevare in sede europea, anzitutto nel quadro del negoziato in corso sull’AI Act, che in molti aspetti sembra obsoleto ancora prima di vedere la luce, il tema dell’aggiornamento della normativa europea sulla protezione dei dati personali, così da fornire nuove basi giuridiche a tutte le imprese e i cittadini europei che siano compatibili con la ricerca e lo sviluppo nel campo dell’IA generativa. Un nuovo Regolamento europeo sull’IA che non tenesse conto di questo, e non prevedesse basi giuridiche ad hoc in aggiunta a quelle già scolpite nel “vecchio” GDPR, sarebbe a nostro avviso non solo inutile, ma anche potenzialmente dannoso. In questo contesto rientra a nostro avviso il tema di una nuova normativa relativa alla necessaria trasparenza dei dati di allineamento dei modelli di superintelligenza, e dei meccanismi democratici per definirli.
Pensiamo di essere ancora in tempo per beneficiare, guidare e governare l’intelligenza artificiale di ultima generazione, mettendola al servizio delle persone e dello sviluppo sostenibile. Ma sentiamo di essere appena ancora in tempo.
Sta a chi ha oggi la responsabilità di guidare le istituzioni pubbliche – a Bruxelles, Roma e nelle altri capitali europee – decidere se lasciare gli italiani e gli europei a subire decisioni prese altrove in risposta a normative obsolete, o se creare le condizioni perché gli italiani e gli europei possano concorrere allo sviluppo sostenibile di una nuova economia e di una nuova società globale.
Firmatari
Marco Trombetti, Translated
Riccardo Donadon, H-Farm
Paola Bonomo, Italian Angels for Growth
Massimiliano Magrini, United Ventures
Luciano Pietronero, Centro Ricerche Enrico Fermi
Paolo Traverso, Fondazione Bruno Kessler
Paolo Merialdo, Università di Roma Tre
Gianluca Dettori, Primo Ventures
Paolo Cellini, Luiss
Gianmarco Carnovale, RomaStartup
Luigi Capello, LVenture
Peter Kruger, Startupbootcamp FoodTech